Marino Fardelli ha evidenziato “I doveri dei difensori civici in Italia. Problemi e opportunità”. Egli ha chiarito che il Difensore civico è spesso sottovalutato, aggiungendo che piuttosto una legge nazionale in merito, attualmente mancante, è opportuna per un rafforzamento del coordinamento tra Difensori civici, i quali fanno non solo da “ponte”, ma anche da psicologi a supporto di cittadini sfiduciati dalle istituzioni. Le difficoltà nascono dall’operare in un contesto complesso e in continuo cambiamento, per volontà politica e legislativa: questo non spaventa i Difensori civici, che però spesso si sentono soli, nonostante possano aiutare a migliorare qualità della giustizia, trasparenza e correttezza della politica. Un esempio è la raccolta di segnalazioni riguardo allo SPID, che ha portato a un decreto legge che ha coperto un vulnus interpretativo. All’interno del Coordinamento lavorano gruppi di lavoro su temi specifici, tra cui ANCI, identità digitale, disabilità e accessibilità, pari opportunità ecc.: questo permette di affrontare compiti complessi. Anche Fardelli ha evidenziato la necessità di ancorare costituzionalmente l’istituto della difesa civica, nonché di inserire percorsi in merito nell’ambito dell’educazione civica nelle scuole; ha citato l’obiettivo di coordinare le funzioni della Difesa civica digitale e della collaborazione con le istituzioni europee e segnalato che Calabria, Sicilia e Puglia non hanno ancora la Difesa civica: le istanze delle relative regioni arrivano sul tavolo nazionale. Quello della Provincia di Bolzano può essere un modello per la Difesa civica in Italia.